"Continuerai a farti scegliere,
o finalmente, sceglierai..."

E' andata così

Renzi primo. Cuperlo secondo. Civati terzo: è andata così, alla fine, la storia senza alternative.
Ma, con molti ma.
Io non ho votato Renzi, ma spero davvero che sarà un buon segretario.
Renzi ha vinto per precise responsabilità di chi si è abusivamente appropriato della storia della parola sinistra, dimenticando la realtà, dimenticando che senza ricambio delle classi dirigenti non c'è democrazia, dimenticando che per essere "di governo" si devono poter vincere le elezioni, e quando le si vince si deve essere credibili e coerenti con i propri progetti.
Renzi sarà un buon segretario prima di tutto se chiuderà i conti con un pezzo di quel "gruppo dirigente" che sul suo carro è salito. E se capirà che bisogna dare al Pd schiena dritta, inflessibilità sul rigore morale, una funzione di educazione al civismo di cui l'Italia ha un bisogno enorme.
Oggi c'è un leader che propone la visione di una sinistra liberale.
E c'è una minoranza, che tale forse non è, se ai nostri iscritti e elettori facciamo finalmente scegliere non solo una persona che possa battere Berlusconi, ma la nostra linea sulla spesa pubblica, le spese militari, sulle opere utili e quelle dannose per l'Italia, sulla dignità di un paese che esclude dai diritti di cittadinanza (civili, appunto) milioni di persone. Una minoranza che spetta a Pippo Civati prima di tutti organizzare. Perchè ieri, oltre ad un Segretario qualcosa si è spento e qualcosa si è acceso.
Il voto di ieri si è composto di due insiemi. Un insieme di voto organizzato, e un voto spontaneo. Renzi ha prevalso in entrambi (e non aver deciso di poter vincere con una percentuale minore pur di essere davvero libero è una responsabilità pesante); Cuperlo è stato ampiamente secondo nel voto organizzato. Civati ampiamente secondo nel voto spontaneo. Ora quello pseudo gruppo dirigente del voto organizzato si dileguerà, lasciando ancora più soli e sole quei militanti, spesso anziani, che (giustamente) non si rassegnano a non avere più il Partito come un collettivo di discussione, decisione, azione. Questo spirito va raccolto, sganciato dalla nostalgia di ciò che fu, e indirizzato al futuro. Insieme a quelle centinaia di migliaia di persone che hanno vinto delusione e rabbia, e che con il voto a Civati hanno fatto nascere uno spazio nuovo. Quello spazio convinto che il reddito minimo garantito, i matrimoni egualitari, i rifiuti e il consumo di suolo zero, le tasse più sulle rendite e meno sul lavoro, la lotta alla corruzione e ai conflitti di interesse dovunque essi si annidino, la partecipazione dei cittadini (sempre), non sono battaglie di nicchia, radicalismi più o meno chic che non potranno mai vincere. Sono idee per cui vale la pena lottare, con una squadra di persone che lascino a casa piccole e meschine ambizioni personali, e che invece siano pronte ad essere una luce in un paese dove da troppo tempo regna il buio della rassegnazione.
Se Renzi saprà essere una guida in grado di riaccendere entusiasmo, e se non si lascerà senza una minoranza agguerrita, sarà nato il Pd. Il che, piaccia o no, non sarebbe un male. Anche per chi continua a disprezzarlo.

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